martedì 15 febbraio 2011

DAVIDE E GOLIA



E' una storia triste quella che vorrei raccontare . Quella di un piccolo sforzo creativo che è stato interrotto. Frustrato sul nascere della piccola espansione a cui stava andando incontro. Il mondo dell'abbigliamento, il protagonista della storia, così spesso luccicoso ora mi sembra molto triste. Ottuso, vigliacco e incredibilmente meschino. Perchè possiate capire, dovrei raccontare tutta la vicenda su queste pagine, l'unica via per cui avere l'eco che altrove non potrei avere; sono conscio che i blog non sono fatti per comunicare esperienze, indirizzare gli sguardi e nuovi punti di vista. Sono esattamente il contrario di quello che vorrebbero essere ...pagine di foto e di banalità che ridicolizzano la possibilità che offre il veicolo del blog, la sua forza, la sua capacità di arrivare ovunque senza barriere e senza stralci alcuno. 

Immaginate uno dei Brand italiani di maggior successo negli anni 80'. Ha accompagnato la gioventù di ognuno di noi con uno slogan che ci voleva uniti sotto una sola "bandiera". Era potente nel mondo e poteva vantare una forza commerciale che pochi altri marchi avevano. Mi sono poco interessato a questo brand se non quando prima che succedesse questa brutta vicenda ho letto di un'evasione fiscale scoperta a suo carico e pari a circa 3milioni di euro....Ho pensato sinceramente che fosse una "leggerezza" di chi avendo un impero così vasto riesce poco e male a coniugare dovere e puntualità fiscale.  

E un giorno questo marchio italiano, al di fuori dei suoi canali di vendita, scorge una maglia di un designer che è molto legato a be-yes e di cui noi conosciamo passione e creatività. L'autentica creatività di questo giovane imprenditore di sè, che vive lontano dalla sua terra di origine e che svolge, seppur con notevoli sacrifici , il lavoro che ha sempre sognato. Tutto ora viene messa a rischio per una causa di contraffazione a suo carico dal sopracitato marchio. Viene descritto come un sopruso impugnabile legalmente l'utilizzo di una parte del frame con il quale il brand era solito farsi conoscere al mondo ma che in questo caso rimanda ad un movimento culturale e ideologico inglese degli anni 80. Le maglie stampate con tale grafica sono state un centinaio e si rifacevano in tutto e per tutto a quel movimento per di più il giro di affari non supera i 30mila euro. Tutte le maglie avevano un cartellino, l'etichetta e un logo propri, registrati e che non hanno nulla a che vedere con altri marchi.

E allora il giro di affari di 30mila euro annui di questo artista diventano un problema, diventano motivo di vendetta e di incomprensioni che portano l'ufficio legale del grosso marchio a non capire la situazione, la difesa ma solo a chiedere migliaia e migliaia di euro da pagare. E' a questo punto che nasce il mio sconforto perchè allora rileggo e interpreto diversamente quanto ho letto a suo carico,  non capisco la lotta a questo tipo di contraffazione visto che in tale contesto non lo è e perchè chi la compie è nota a tutti ma non la si colpisce e mi ripeto tra me e me quanto sia vera il proverbio Pesce grande mangia pesce piccolo.