giovedì 5 maggio 2011

AMERICAN APPAREL 2011

-AMERICAN APPAREL ADV-

Sebbene la filosofia alla base del progetto American Apparel si sia dimostrata vincente sin da subito, puntando sulla fabbricazione di un prodotto creato, sviluppato e prodotto in America, per l'esattezza a L.A, e investendo sulla responsabilità dei lavoratori nel progetto finale, l 'icona dell'abbigliamento giovanile oggi,

ha subito una brutta fermata d'arresto che ha portato il marchio ad avere seri problemi di liquidità, tanto da ver temuto l' amministrazione controllata. La  catena di abbigliamento è giunta al quarto trimestre consecutivo negativo in aprile, all'indomani dell'anno peggiore della sua storia, con una perdita del 4,6%. Le azioni del brand hanno continuato a perdere nelle contrattazioni in borsa e ciò ha indotto gli esperti a considerare inevitabile, per salvare lo storico marchio, l' ingresso di capitale da parte di una cordata di investitori canadesi. Tra questi, tutti di Toronto, ci sarebbero  Michael Serruya e Andrew Defrancesco, il gigante dei gelati l'uno e un ricco mercante di pietre preziose l'altro. La società del bizzarro Dov Charney aveva raggiunto nel 2007 la sua massima espansione, arrivando a diventare l'icona dell'abbigliamento colorato giovanile, un po' hippie e gay friendly. La catena aveva fatto registrare i 270 negozi nel mondo salvo in meno di due anni entrare in una crisi che ha portato il marchio ad avere un gap negativo di vendite di circa 20 milioni rispetto all'anno precedente, 381 milioni nel 2009 contro i 364 del 2010. Forse l'eccessiva espansione di retailer nel mondo e l'impossibilità di proseguire la filosofia iniziale, nel 2009 aveva dovuto licenziare 1500 dipendenti per violazione della legge sull'immigrazione, ha fatto necessariamente naufragare il progetto. Sembra in questi giorni che il pericolo per American Apparel sia scampato ma non è chiaro, se i nuovi investitori, daranno un cambio di rotta a un marchio che comunque lo si voglia considerare ha fatto la storia americana nel mondo.